21. La Diocesi dell’Ordinariato
Militare, in
quanto Chiesa tra e per i Militari, non offre
“forme molteplici” di ministero. Salvo i pochi ed
essenziali incarichi di Curia, colui che sceglie di
fare il Cappellano Militare sa che il suo apostolato
sarà a contatto diretto e quotidiano con i
Militari. Per questo possiamo dire che la pastorale
è “univoca”.
Certamente, come ho detto, all’interno del
mondo militare vi sono situazioni diversificate, a
partire dalle Forze Armate e dai Corpi di Polizia
a Ordinamento Militare. Inoltre, la Caserma non
è la Scuola o l’Accademia; l’Aeroporto con il
Villaggio Azzurro non è la Nave; le Missioni all’estero
non sono la “Territoriale”. Anche le
realtà geografiche, in cui sono dislocati gli enti
militari, hanno dinamiche diverse e richiedono
attenzioni pastorali particolari. In questo senso la
pastorale è anche “variegata”.
22. Sul piano educativo, è necessario che i
candidati al Sacerdozio siano consapevoli di
questo e interiorizzino alcuni atteggiamenti, verificati
nel tempo del Seminario:
1) siate coscienti che il futuro della vostra vita
sacerdotale sarà a servizio diretto dei Militari
nelle varie realtà in cui essi vivono. Altre
prospettive pastorali - pur legittime - non troveranno
possibilità di realizzazione;
2) maturate una concreta disponibilità e capacità
di adattamento per passare da una situazione
all’altra (geografica, di Forza Armata,
di realtà militare). L’adattamento riguarda
anche l’alloggio (di solito composto da una
stanza, dal bagno e dall’ufficio). A questo riguardo
ricordate che ogni Cappellano deve
avere a cuore di lasciare la situazione logistica
(compresa la Cappella ed eventuali
Centri pastorali, l’arredo) in stato migliore di
come gli è stata consegnata. Anche questo è
un segno della continuità pastorale e della
cordiale appartenenza all’unico Presbiterio;
3) vi raccomando di acquisire negli anni del Seminario
la capacità e la gioia:
• di stare con gli altri a tempo pieno (come
nelle Scuole e Accademie, sulle Navi,
nelle Missioni…);
• di vivere bene i tempi di solitudine (come
nei luoghi in cui dopo l’orario d’ufficio o
nel fine settimana restano pochi presenti.
In certe situazioni, il Cappellano deve celebrare
la Santa Messa senza partecipanti…);
• di essere pastori sia di comunità di soli o
prevalenti uomini e giovani, sia di diverse
fasce d’età (come nei Villaggi Azzurri, facilmente
paragonabili alle Parrocchie territoriali).
Di stare coi giovani senza
sciocchi “giovanilismi”;
• di utilizzare serenamente e con il massimo
impegno tempi pastorali lunghi, oppure
di dover cercare faticosamente spazi
e ritagli di tempo per le vostre iniziative;
• di rapportarvi in modo adeguato con tutti
i Militari, qualunque grado e responsabilità
abbiano, con particolare attenzione ai
più bisognosi;
• di coltivare rapporti fraterni con i Vescovi
e i Sacerdoti delle rispettive Diocesi di
servizio, pur nella distinzione dei compiti
e delle realtà ecclesiali;
4) abituatevi a pensarvi come Parroci, dove il
Vescovo deciderà di destinarvi, ma tenendo
conto che la vostra Parrocchia sarà situata
dentro ad una struttura militare dove il Comandante
è il punto di riferimento per legge.
Ciò richiede da parte del Cappellano un buon
equilibrio, fatto di chiarezza circa il suo
ruolo di Pastore e di pazienza per stabilire
rapporti di rispetto, fiducia e collaborazione
con le Autorità Militari. Senza l’accordo con
queste, l’attività pastorale sarebbe più difficoltosa,
sia in ragione delle Norme sia in
ragione della discrezionalità che compete ai
Comandanti. |