23. La pastorale “normalmente
occasionale”
non esclude qualche puntuale programmazione.
Il programma pastorale - che si innesta nelle direttive
del Vescovo e tiene conto delle iniziative
comuni - non risponde in primo luogo alla pur
necessaria esigenza di ordine e di organizzazione,
ma è innanzitutto espressione della comunione
ecclesiale. Si alimenta della convinzione che “il
ministero ordinato, in forza della sua stessa natura,
può essere adempiuto solo in quanto il Presbitero
è unito con Cristo mediante l’inserimento
sacramentale nell’ordine presbiterale e quindi in
quanto è nella comunione gerarchica con il proprio
Vescovo. Il ministero ordinato ha una radicale
‘forma comunitaria’ e può essere assolto
solo come ‘un’opera collettiva’”.
24. Ricordo alcuni appuntamenti che ogni
Cappellano deve tenere sempre presenti nella sua
agenda pastorale. Ad alcuni di questi voi, seminaristi,
già partecipate attivamente:
1) la Santa Messa Crismale che è particolare
epifania della Chiesa, corpo di Cristo;
2) la Settimana di Aggiornamento Teologico-
Pastorale deve essere non solo un impegno
irrinunciabile ma, ancora prima, un desiderio
di ciascuno per stare insieme ai Confratelli
nella preghiera, nella riflessione, nella comunità;
3) gli Esercizi Spirituali annuali sono una vera
grazia per tutti. Divisi per le tre Zone Territoriali
(Nord-Centro-Sud), i Cappellani vivono
con il Vescovo giorni di forte interiorità per
ritemprare lo spirito, come singoli e come
Presbiterio;
4) gli Incontri di Zona Pastorale - con la triplice
struttura di preghiera, riflessione-confronto,
fraternità - sono affidati non solo alla regolare
presenza di ciascuno, ma anche alla generosa
e serena partecipazione di tutti;
5) la preparazione adeguata alla Cresima, al
Matrimonio, non di rado all’Iniziazione Cristiana,
esige programmi precisi e seri, tempi
congrui, nonché una accurata e capillare informazione;
6) il Pellegrinaggio Militare Internazionale a
Lourdes deve essere pensato con impegno e
per tempo, seguendo le indicazioni della
Curia. È una preziosa occasione per rinnovare
la fede, la pratica dei Sacramenti, la preghiera,
la coscienza di essere Chiesa;
7) il Corso Formativo Interforze, quando vi è la
disponibilità della nave, è un altro momento
da programmare con molta attenzione e zelo
per individuare i giovani meglio disposti per
una forte esperienza di formazione globale e
di fede, senza escludere la possibilità di un
orientamento vocazionale;
8) gli “Incontri di preghiera” previsti in Seminario.
Anche questi, in particolare per la
Zona di Roma, devono stare a cuore di ogni
Cappellano per indirizzare i propri giovani;
9) gli “Incontri di discernimento vocazionale”
sono da mettere nel programma pastorale con
molta cura, avendo desiderio di individuare
possibili germi di vocazione al Sacerdozio.
I giovani ben disposti che attendono un’attenzione,
un accompagnamento spirituale, un
discreto e convinto invito, non sono pochi;
10) la celebrazione dei “Precetti Interforze” di
Pasqua e di Natale nelle Zone Pastorali;
11) i Pellegrinaggi (anche di Zona) ai Santuari
della Madonna e dei Santi che punteggiano
tutta la Penisola e che esprimono la pietà
popolare.
25. Sul piano educativo, vi chiedo di coltivare
almeno due atteggiamenti a cui ispirare il
vostro modo di pensare, di sentire e di agire:
1) la convinzione di non dover essere mai dei
“battitori liberi”, ma “parte” di un Corpo
che
è il Presbiterio a capo del quale vi è il Vescovo,
Successore degli Apostoli. La pastorale,
quindi, pur affidata ai singoli Cappellani
nella propria realtà, non è né proprietà
individuale
né isolata, ma è sempre “pastorale
d’insieme”. Essa, infatti, risponde a medesimi
criteri e norme, ed è fatta di appuntamenti
comuni da avere a cuore e da non di-
sertare mai. Ogni Presbitero riceve dal Vescovo
le proprie responsabilità pastorali: le
vive con le proprie capacità, ma ciò non deve
diventare occasione di “personalismo” poco
attento alle indicazioni e alle iniziative di
Diocesi e di Zona. A livello pedagogico, vi
invito a interiorizzare e vivere il principio
antropologico per cui ogni individuo ha peculiarità
e talenti propri, ma si realizza
sempre e solo in rapporto agli altri, con gli
altri, in una dimensione relazionale e comunitaria
costruttiva;
2) la convinzione di non dovervi assuefare alla
logica delle “occasioni” personali. Se la nostra
pastorale è soprattutto “occasionale”,
come ho rilevato, ciò non deve diventare pretesto
per snobbare le iniziative comuni e non
programmare ciò che può e deve essere programmato.
Può insinuarsi il vizio dell’acquiescenza
alla routine quotidiana. Ciò va
sempre a scapito del vero bene di sé e delle
anime. Solo per questo il Signore vi chiama
al Sacerdozio. |