Indice
Introduzione
I. La scelta del tema
II. Verso il “centro"
III. La vita spirituale
IV. Le sorgenti della vita spirituale
V. Nel grembo della Chiesa
VI. Maria, Maestra di vita spirituale
Bagnasco
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LA VITA SPIRITUALE  

10. “Il cristiano del futuro sarà un mistico o non sarà!”. La decisa affermazione vuole mettere in evidenza che lo specifico della fede cristiana non è avere buoni sentimenti e neppure un codice di comportamento, ma è la vita della grazia. La fede cristiana è conoscere Dio perché lo si incontra; è sapere che Dio è Qualcuno; non è fare alcune cose ma vivere riferiti, ricongiunti a Lui; è intuire che noi esistiamo perché Dio vive; è esserne affascinati, ghermiti e posseduti.
Il rischio di pensare il Cristianesimo come fatto morale e non innanzitutto soprannaturale, come riserva di valori – una specie di “religione civile” utile al sistema - e non innanzitutto come apertura al Mistero, è oggi diffuso. Se esso è ridotto a teoria o a un codice, svuota se stesso: solo una persona suscita incanto! Il cristiano è colui che sente l’attrattiva di Gesù perché rivela il volto di Dio e di questo fascino vive nonostante fatiche e cadute.
Suonano ardite, ma straordinariamente vere le parole di grandi santi: “L’uomo ha ricevuto l’ordine di diventare dio”, afferma san Basilio. E sant’Atanasio incalza: “Dio si è fatto uomo affinché l’uomo potesse diventare dio secondo la grazia”, e perché l’uomo potesse gioiosamente rispondere a questa straordinaria vocazione, “il Verbo si è fatto carne perché noi potessimo ricevere lo Spirito Santo”.

11. Questo “diventare dio secondo la grazia” esprime un dono e una responsabilità, una chiamata e una libera risposta. Il dono è il Battesimo, la risposta è il cammino del nostro mondo interiore, è il lavoro dell’ anima. La vita spirituale è “spirituale” perché è implicato il nostro spirito immortale con la sua libertà e le sue caratteristiche; è “spirituale” perché è un camminare secondo lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel Battesimo: “In verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di Dio. Quel che è nato da carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è Spirito” (Giovanni 3,5-6). E San Paolo riprende: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito costoro sono figli di Dio…E lo Spirito attesta che siamo figli di Dio” (Romani 8,14.16). Ne consegue il compito da parte dell’uomo, il compito della vita spirituale: “Camminate secondo lo Spirito…se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito” (Galati 5,16).
Per questo dobbiamo avere fiducia: fiducia nell’azione potente dello Spirito Santo, primo protagonista del nostro itinerario spirituale.

12. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Filippesi 2,5). L’esortazione di Paolo indica lo scopo del cammino spirituale: avere gli stessi sentimenti di Gesù. Non si tratta di sentimenti evanescenti e volubili, ma di solidi criteri che fanno lo stile di Cristo, modello vitale del credente: “La creazione dell’uomo è fatta per Lui (Cristo), affinché l’uomo non potesse separarsi dal suo modello” (San Gregorio Palamas, Omelie per la festa delle luci, 7). Dall’acqua del Battesimo l’uomo riceve nell’anima il Volto di Gesù; ma nel corso dell’esistenza terrena egli deve far risplendere questa originaria bellezza vivendo con gli stessi sentimenti di Cristo: imparando a pensare con il pensiero di Lui e ad amare con il suo cuore. Questo cammino di conformazione spirituale e ascetica a Gesù, anzi di appartenenza radicale a Lui, è la vita spirituale.
Il compito che il Santo Padre indica alla Chiesa all’inizio del millennio è ripartire da Cristo, contemplare il suo Volto profondamente umano e profondamente divino. Scopo di questa contemplazione spirituale è la nostra configurazione a Lui, cioè la santità: “Chiedere a un catecumeno: ‘Vuoi ricevere il Battesimo?’ significa al tempo stesso chiedergli:’Vuoi diventare santo?’ (…) E’ ora di riproporre a tutti con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria” (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 31).