10. “Il cristiano del futuro
sarà un mistico o non sarà!”. La decisa affermazione
vuole mettere in evidenza che lo specifico della fede cristiana
non è avere buoni sentimenti e neppure un codice di comportamento,
ma è la vita della grazia. La fede cristiana è conoscere
Dio perché lo si incontra; è sapere che Dio è
Qualcuno; non è fare alcune cose ma vivere riferiti, ricongiunti
a Lui; è intuire che noi esistiamo perché Dio vive;
è esserne affascinati, ghermiti e posseduti.
Il rischio di pensare il Cristianesimo come fatto morale e non innanzitutto
soprannaturale, come riserva di valori – una specie di “religione
civile” utile al sistema - e non innanzitutto come apertura
al Mistero, è oggi diffuso. Se esso è ridotto a teoria
o a un codice, svuota se stesso: solo una persona suscita incanto!
Il cristiano è colui che sente l’attrattiva di Gesù
perché rivela il volto di Dio e di questo fascino vive nonostante
fatiche e cadute.
Suonano ardite, ma straordinariamente vere le parole di grandi santi:
“L’uomo ha ricevuto l’ordine di diventare dio”,
afferma san Basilio. E sant’Atanasio incalza: “Dio si
è fatto uomo affinché l’uomo potesse diventare
dio secondo la grazia”, e perché l’uomo potesse
gioiosamente rispondere a questa straordinaria vocazione, “il
Verbo si è fatto carne perché noi potessimo ricevere
lo Spirito Santo”.
11. Questo “diventare dio secondo la grazia” esprime
un dono e una responsabilità, una chiamata e una libera risposta.
Il dono è il Battesimo, la risposta è il cammino del
nostro mondo interiore, è il lavoro dell’ anima. La
vita spirituale è “spirituale” perché
è implicato il nostro spirito immortale con la sua libertà
e le sue caratteristiche; è “spirituale” perché
è un camminare secondo lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto
nel Battesimo: “In verità ti dico, se uno non nasce
da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di Dio. Quel
che è nato da carne è carne e quel che è nato
dallo Spirito, è Spirito” (Giovanni 3,5-6). E San Paolo
riprende: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito costoro
sono figli di Dio…E lo Spirito attesta che siamo figli di
Dio” (Romani 8,14.16). Ne consegue il compito da parte dell’uomo,
il compito della vita spirituale: “Camminate secondo lo Spirito…se
pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”
(Galati 5,16).
Per questo dobbiamo avere fiducia: fiducia nell’azione potente
dello Spirito Santo, primo protagonista del nostro itinerario spirituale.
12. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo
Gesù” (Filippesi 2,5). L’esortazione di Paolo
indica lo scopo del cammino spirituale: avere gli stessi sentimenti
di Gesù. Non si tratta di sentimenti evanescenti e volubili,
ma di solidi criteri che fanno lo stile di Cristo, modello vitale
del credente: “La creazione dell’uomo è fatta
per Lui (Cristo), affinché l’uomo non potesse separarsi
dal suo modello” (San Gregorio Palamas, Omelie per la festa
delle luci, 7). Dall’acqua del Battesimo l’uomo riceve
nell’anima il Volto di Gesù; ma nel corso dell’esistenza
terrena egli deve far risplendere questa originaria bellezza vivendo
con gli stessi sentimenti di Cristo: imparando a pensare con il
pensiero di Lui e ad amare con il suo cuore. Questo cammino di conformazione
spirituale e ascetica a Gesù, anzi di appartenenza radicale
a Lui, è la vita spirituale.
Il compito che il Santo Padre indica alla Chiesa all’inizio
del millennio è ripartire da Cristo, contemplare il suo Volto
profondamente umano e profondamente divino. Scopo di questa contemplazione
spirituale è la nostra configurazione a Lui, cioè
la santità: “Chiedere a un catecumeno: ‘Vuoi
ricevere il Battesimo?’ significa al tempo stesso chiedergli:’Vuoi
diventare santo?’ (…) E’ ora di riproporre a tutti
con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana
ordinaria” (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 31).
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